Ironman Argentina: gara, dettagli e dintorni

La trasferta Argentina la racconto così perchè è stata una piccola avventura in un momento della mia vita speciale. La decisione di andare a fare questa gara è stata condivisa con Elena ovviamente. Il 3 novembre è nata la piccola Bianca e preparare una gara così non era probabilmente molto compatibile.

Ma dopo Cervia avevo ancora energie e voglia di allenarmi. Inoltre l’amico Santiago Beltran, mentre eravamo a Lignano per i campionati italiani, mi aveva detto che mi avrebbe ospitato a casa sua se mai avessi deciso di andare a fare quella gara. Troppi input per rinunciare 😉 

Ad inizio ottobre, con due mesi davanti, decisi così di iscrivermi e valutare poi col tempo se ero in condizione di farla. E così è stato. I ringraziamenti per questa bella stagione sono in fondo. 

Il racconto è un po’ lungo, ma potete anche non leggerlo tutto, solo i pezzetti che vi interessano.

 

Buenos Aires

Arrivo ad Ezeiza, l’aeroporto internazionale della gigante capitale federale. Il viaggio è in compagnia del capitano Fontana, lui va a casa, dalla famiglia, a General Roca. Ha voluto condividere il viaggio con me.

Mi lascia nella mani di Santiago, dopo avermi dato un ultimo consiglio pre gara e salutato. Santiago è stato in Italia due anni, fa parte di quell’entusiasta gruppo di ragazzi che colorano la piscina di Settimo Milanese durante la stagione calda. Si allenano e gareggiano in Italia quando da loro fa freddo.

Lui ci è tornato perché la sente anche un po’ casa sua, Settimo. E quindi ha voluto a tutti i costi che anch’io mi sentissi un po’ a casa mentre ero lì a fare il mio Ironman. E ci è riuscito

Ogni Argentino ha un parente italiano, o quasi. Santi che è italo-argentino a tutti gli effetti (ha gareggiato anche al campionato italiano quest’anno) ha una famiglia numerosa che è stata super accogliente. Lì dentro si respira sport, gestiscono tre centri sportivi dove hanno piscina e palestra, i centri Reynado.

La sera del mio arrivo, un po’ stanco, mi portano a cena col team Reynado, che è guidato dal papà di Santi, dove al termine della serata ci sono stati i discorsi dei due atleti che sarebbero venuti a Mar del Plata. Io da spettatore ho apprezzato l’umanità e l’amicizia di questo gruppo.

Mar del Plata

4 ore e mezza di strada, l’immancabile Mate ad accompagnarci sul pickup Toyota super carico. Al gruppo si è aggregato Flavio Morandini, altra conoscenza delle gare italiane, si va tutti a Mar Del Plata. Loro ad allenarsi, io a fare sto “maledetto” Ironman. La strada è noiosa ma Santi ci intrattiene ascoltando la radio sportiva, un monologo sul calcio “fantastico” ;-). E’ giustificato solo dal fatto che due giorni prima la sua squadra, il Club Independiente ha vinto la finale di andata della Coppa Sudamericana, Santi è più un fan del calcio che del triathlon e gli concediamo questa compagnia radiofonica.

Arrivati a destinazione ci accolgono nell’ordine: vento, vento e vento. Poi ci sono anche altre cose a Mar del Plata, ma la principale sembra essere quella. Monto la bici mentre i ragazzi fanno la spesa (con le mie raccomandazioni su cosa comprare) e usciamo per una prima sgambata. 3 km. Questa è la durata. Vento infame. Buca infame (e nascosta). Il tubolare Michelin della mia lenticolare pensa di essere così duro da farcela? Purtroppo la buca è più dura (leggasi profonda) di lui. Bollettino primo giorno a MDP: tubolare da cambiare, bici non testata, vento persistente.

 

Il pre gara

Diciamocelo, il pre gara di un Ironman è una vera rottura di palle. Espletate le principali incombenze, ovvero il ritiro del kit gara e la consegna della bici e sacche il giorno prima, il resto è solo una lunga attesa fatta di tensione crescente e dalla continua ripetizione di una sola domanda: “perché lo faccio?”

Il mio pre gara solitamente è meno pesante se intorno a me ci sono amici o ancora meglio la mia famiglia. Qui, grazie alla presenza di Flavio, Santi e all’incontro con amici come Pipo mi sono sentito molto a casa e forse la presenza dei ragazzi che si allenavano mi ha aiutato a stemperare l’attesa. In ogni caso il giorno prima, dopo aver preparato sacche e bici e averle portate nel “parque cerrado” è trascorso nell’entusiasmante attesa cercando di sviare il cervello dai pensieri negativi.

Per fortuna la sera ci pensa Flavio a preparare un’ottima cena . Il classico riso e pollo pre gara ma cotto su un’ottima brace preparata nell’immancabile caminetto per l’asado.

Imateriale per la gara (per i maniaci dei dettagli)

Nuoto. Muta sicura (17° acqua) per cui ho preparato la Phantom e gli occhialini Xceed, il tempo previsto dal meteo è nuvoloso (in realtà poi è piovuto) per cui avevo previsto anche occhialini con lenti più chiare, ma se la luce è buona preferisco usare quelli con lenti specchiate perché hanno una qualità visiva maggiore e mi permettono di controllare meglio la direzione quando sono in acqua.

Bici. La mia Trek Speed Concept era appena stata revisionata, cambio cuscinetti e catena per essere al meglio, le ruote le avevo già scelte, anteriore da 70 e lenticolare con cassetta 11-25.

Sapevo del vento, ma so anche che la 70 anteriore su un percorso pianeggiante come quello di MDP non avrebbe creato problemi come invece successe a Pescara nei tratti tecnici e vallonati. Stesso discorso per la lenticolare, anzi, con vento a favore sarebbe stata una figata 😉

Sulla bici in gara di solito ho tre borracce:  una aerodinamica sul telaio dove metto il contenuto di 6-7 enervit cheer pack (quelli col tappino) che sono gel liquidi e che sorseggio regolarmente. Altre due borracce sono rispettivamente davanti sulle prolunghe (con portaborraccia orizzontale) e dietro fissata grazie al kit integrato della sella fizik Mistica, qui uso un portaborraccia Elite Pavè che ha una regolazione della chiusura (tipo sistema boa) che riduce la possibilità di salto della borraccia, anche se in questo caso l’ho persa (leggete il paragrafo “la borraccia ritrovata”). In entrambe acqua, sali minerali (diluisco delle Salt caps) e in una delle due anche una busta di R1. Queste sono le due borracce che durante la gara poi sostituisco alle aid station una volta terminato il contenuto.

Come potete vedere dalle foto sia di Cervia, sia di MDP, ho usato un casco che ormai ha un paio d’anni, ma che è personalizzato dal mio amico e sponsor Beretta (quello dei salamini e non quello delle armi come pensava a Francoforte Faris Al Sultan 😉 , quelle non ci piacciono molto). Quel casco, oltre a essere figo, è stato compagno di molti ironman e non avendo attualmente uno sponsor ufficiale di caschi preferisco usare quello. Più volte ho avuto problemi con la visiera così evito di usarla, indossando normali occhiali.

 Corsa. Qualcuno me lo ha chiesto su Instagram e lo riporto anche qui. Avevo visto che Asics aveva fatto delle nuove scarpe con chiusura Boa, così ho chiesto che me le inviassero, le ho provate e quindi usate in gara. Si chiamano Dynamis, attenzione che hanno un leggero supporto antipronazione, ma io mi sono trovato bene in allenamento essendo una scarpa molto semplice nella suola e comoda come chiusura.

Nella sacca “run” avevo anche le calze, di solito uso sempre lo stesso modello, che nello specifico sono delle calze da bici della fizik, 8 gel one hand (12,5 ml ciascuno) da tenere in tasca, 3 salt caps in un minuscolo ma comodo sacchettino, cappellino, occhiali e l’essenziale bottiglietta di R2 che in questo caso mi sono preparato la mattina della gara vista che non faceva caldo.

 

La gara

Il trauma, oltre l’attesa del giorno prima, è sempre la sveglia. Nonostante i ritmi argentini non siano di quelli mattinieri, qui il via era alle 6.20. Quindi ecco il mio plan pre gara.

Sveglia ore 4. Colazione con pane tostato e marmellata più un filino di ricotta (non troppa per questioni di digestione), una dose di Carboflow sciolta nell’acqua, no caffè.

Partenza da casa ore 4.45. Ingresso in Zona cambio alle 5. Sistemazione bici: le mie fizik R1 knitted agganciate e legate con elastici, pressione tubolari a 8,  4 barrette Power sport nel porta cibo della Trek, borracce in posizione. Controllo la posizione ancora una volta e poi mi dirigo alle borse. Controllo il casco e occhiali nella sacca blu e poi aggiungo le ultime cose a quella rossa: una bottiglietta con R2 appena preparata e riposiziono tutto al meglio.

Ho tempo per sistemare al meglio la muta. Fa freddo e quindi evito di entrare in acqua a fare riscaldamento, in questo caso lo reputo quasi controproducente, si rischia solo di patire il freddo, visto che comunque devo uscire 10’ prima della partenza e rimanere in attesa in griglia.

Mi attivo restando sulla spiaggia e controllo il percorso e le posizioni delle boe. So che dall’acqua è tutto più complicato da visualizzare, per cui cerco i riferimenti esterni e soprattutto cerco di capire le traiettorie da seguire una volta in gara. Il mare è più tranquillo dei giorni precedenti grazie alla pioggia che ha “appiattito” le onde.

Il nuoto fila liscio, rimango sempre nel gruppo di testa e all’uscita dopo 1900 m sono in seconda o terza posizione. Continuiamo, ma nel secondo giro c’è da superare molti age group e non è facile controllare gli avversari. All’ultima boa arrivo con qualche metro di distacco dai primi, vedo le cuffie nere (age group avevano cuffia rossa) e cerco di capire come sono messo. Poi punto dritto all’arco di uscita, ignorando gli avversari. C’è corrente a favore e la sfrutto. Esco primo. Mi giro e vedo Amorelli e il resto del gruppetto a pochi metri… proseguo e cerco di fare un cambio veloce, per poi sfruttare il vantaggio nella prima fase della bici.

Si parte fortissimo. Il vento a favore aiuta tutti, ma forse stanno un po’ esagerando? Mi sembra di non essere proprio fermo, eppure mi passano Amorelli e Chrabot, seguono Carvalho e Colucci. Mi lascio sfilare. Sono passati 10 km e già questi se ne vanno, un po’ forzato. Arriva Bas Diederen e Luis Ohde, anche loro provano ad allungare, ma cerco di forzare un po’ e li tengo a vista. Dopo qualche km il ritmo si ridimensiona. Rimango con Diederen, Ohde e Blanchart. Recuperiamo Carvalho che si stacca. Davanti guadagnano. Ma non troppo.

M ritrovo a fare il ritmo quasi sempre io, a volte Ohde si mette davanti e mi aiuta. Mentalmente è più facile. E un minimo di scia si sente (contro vento).

Al secondo giro il vento è molto più forte. Blanchart e Diederen sono sempre dietro, un po’ al gancio. Al giro di boa noto che Amorelli ha staccato Chrabot e Colucci. Io proseguo col mio ritmo. Siamo a circa 50 km dalla fine. Ohde mi passa e mi aiuta a fare il ritmo, dopo due minuti si sfila e vedo che si tocca la schiena. Gara finita. Mi volto e vedo Blanchart e Diederen un po’ lontani, proseguo a testa bassa e un tratto con vento per fare velocità. Gli ultimi 35 km sono tutti vento in faccia, lungo mare. E’ devastante, ma riesco comunque a spingere. Mi dico che se gli altri si sono staccati da me forse stanno soffrendo di più.

Finisce la bici e parto di corsa. Sto bene, riesco ad alimentarmi anche di corsa, sorseggio l’R2 e cerco di non esagerare col ritmo. 3 giri da 14 km l’uno. 5km lungo mare con vento a favore, 7 di ritorno contro (si va oltre la transition) e 2 per chiudere il giro e passare dall’arrivo. Riprendo Colucci che si aggancia e sfrutta la mia scia per ripararsi dal vento in faccia. Sono terzo e al secondo giro mi dicono che amorelli è in difficoltà, lo incrocio e vedo che sta faticando. Sto bene e sono fiducioso, continuo ad alimentarmi. Gel, salt caps, acqua, coca-cola. Sto bene e ho energie. Manca un giro.

Improvvisamente sento arrivare una fitta al polpaccio destro. Proseguo e cerco di gestirla. Non ho mai crampi, se soffro muscolarmente di solito è alla sinistra. A volte questi segnali rientrano. Questa volta no, sono costretto  a fermarmi e tirare la gamba per far passare il crampo che ormai è ingestibile. Proseguo ma devo fermarmi più volte per far passare il crampo che ritorna. A questo punto non c’è molto da fare, cerco di correre meglio possibile per evitare che torni. Mi passa l’ungherese Major e mi da un cenno, immagino si sia accorto della mia difficoltà. Mancano 10 km, è ancora lunga. Riesco a gestire ma so che Blanchart non è lontano. Sono ancora quarto.

A meno di 2km dalla fine c’è l’ultimo giro di boa. Mi sono fermato ancora ma devo tenere duro. Incrocio lo spagnolo e vedo che è molto vicino, ma forse riesco a tenere la posizione. Forse… un altro crampo. Stop. Riparto e sento arrivare qualcuno veloce. “Lo siento” (mi dispiace) e mi passa a ritmo troppo alto per le mie devastate gambe. Finisco al quinto posto e, ormai sicuro di non essere raggiunto da Pedro Gomes saluto il caloroso pubblico Argentino che ha seguito con enorme interesse questi matti dell’Ironman.

Riassunto: quinto in 8h32’52” – (48:51  – 4:38:26 – 3:01:28)

 

La borraccia ritrovata

Dario e Paola hanno ritrovato la mia borraccia

Parlando di materiali da gara citavo la borraccia persa. Capita. Ultimamente usando il porta borraccia regolabile avevo ridotto molto questo inconveniente. Ma in effetti ho preso un dosso molto forte e il salto della borraccia è stato inevitabile. Non è un grosso problema, sono preparato a questo e cerco sempre di farmi trovare pronto a recuperare rifornimenti alle aid station.

Ma la cosa bella di questa storia è che qualche giorno dopo ho ricevuto una mail con oggetto Ironman Argentina. Due volontari, Paola e Dario, moglie e marito, hanno raccolto la mia borraccia e sono andati a cercare chi fossi, trovando i contatti su internet mi hanno scritto dicendo che vorrebbero rispedirmela !

Non serve che me la mandiate, grazie. Ma davvero non è usuale una cosa così…

 

L’Ara San Juan e la manifestazione

Avrete certamente letto del sottomarino militare Argentino scomparso nelle acque atlantiche un paio di settimane fa. Purtroppo non è stato ritrovato né il sottomarino nè l’equipaggio di 44 persone. A Mar del Plata, 3 km da casa di Santi, c’è la base navale dove sarebbe dovuto tornare. In quei giorni la tensione sulla vicenda era abbastanza alta, per cui durante la gara mi sono imbattuto in una situazione singolare: una manifestazione dei familiari delle vittime aveva pacificamente invaso il percorso bici costringendoci a un piccola deviazione dell’ultimo secondo. Nulla di grave e comprensione per questa situazione. Ma effettivamente nell’attimo in cui pedalando concentrato sulla gara ti trovi di fronte centinaia di persone che invadono il percorso non è piacevole.

La mancata premiazione

Niente, volevo solo dirvi che normalmente il giorno dopo c’è la premiazione e chiamano sul palco sempre i PRO che sono andati a premio (qui i primi 6). Anche qui l’hanno fatto e noi abbiamo atteso fino alle 18 del lunedì, prima di rientrare a Buenos Aires ovviamente, peccato che all’ultimo ci hanno detto che avrebbero chiamato solo i primi tre! Ci sono rimasto male. E oltre tutto siamo arrivati a BA alla 1.30 di notte. Ma questo ci è valso uno stop lungo la strada per un Asado ad una Parilla di quelle che, come dice Santi, in Italia non potrebbero stare aperte 😉

Grazie

Quando c’erano i CD (cioè ci sono ancora ma quanti li comprano?) mi piaceva leggere sul retro del libretto i ringraziamenti. A volte erano nomi o soprannomi ma per il diretto interessato è un bel grazie. Ecco, vale un po’ così.

Allora il mio grazie più grande va a Elena e Bianca.

Poi alla mia famiglia e a quella di Elena. A Santiago, Flavio, Alfonso, leader, Pipo, Paola, Dario, la famiglia Beltran, la nonna di Santi e la sua colazione, Camila e la famiglia Morandini, il club Reynado e i due Ironman Cape e Augustin, Marcelo e gli argentini che hanno tifato a MDP.

#lachat

Fabietto!, Simone, Luca e la DDS, Daniel e Mic, Miriam, Eric e la Sara, Franz, Dega, Alberto, Niklas ed Enrico, le ragazze DDS, Kalle, i miei atleti e amici che mi hanno scritto.

I miei sponsor. I Beretta (che non fanno solo i salamini), i ragazzi di Milano Cycling, i ragazzi di fizik, Asics, Aquasphere, Enervit, Michelin, Jollywear.

Buon Natale a tutti!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Share This

Share This

Share this post with your friends!