Si è detto tante volte che il triathlon è uno sport per definizione complesso. E di conseguenza la preparazione per il triathlon è piena di complessità. Pensate alle numerose variabili che possono influenzare la vostra prestazione e poi pensate a quanto queste complessità possano difficilmente essere riproposte in allenamento.
Quando mi chiedo (o mi chiedono) perchè pur preparando gli Ironman continuo a gareggiare sugli sprint, che effettivamente sono un’altro sport rispetto ai primi, la risposta è sempre questa: bisogna prepararsi ad affrontare la complessità. In realtà poi vi spiego (o tento di farlo) che le risposte sono più di una.
![ledroman-2016 (167)](https://i0.wp.com/www.ivanristi.com/main/wp-content/uploads/2016/07/ledroman-2016-167.jpg?resize=319%2C478)
Al triathlon sprint di Ledro ero stato invitato da più di un mese dagli organizzatori. Non conoscevo luogo e gara, ma ne avevo sentito parlare bene e l’amico Ale Degasperi, indisponibile per quella data, aveva consigliato a Max (uno degli organizzatori) di invitarmi al posto suo. Ho accettato volentieri il ruolo di “riserva” del Dega. L’invito era esteso ad Elena perchè la sera prima si è tenuto un incontro con ospiti, oltre a noi due, anche i colleghi Andrea Secchiero, Marco Corrà, l’ex prof di ciclismo Alessandro Bertolini e la illuminante Maria Grazia Davolio. Fabio D’Annunzio ha saputo giostrarsi tra momenti di simpatia a momenti molto seri e interessanti.
Dieci minuti prima del via un’acquazzone violento si è insinuato nella splendida Val di Ledro e ha pensato bene di inondare le strade che di li a poco avremmo percorso. Così la gara è un po’ cambiata. Non era prevista questa pioggia, avevo i tubolari un po’ troppo gonfi e ci è scappata una scivolata improvvisa durante la bici, ma nulla di grave, mi sono rialzato, ho finito la bici un po’ staccato dai primi e ho corso quanto potevo. Settimo alla fine. Va bene così. La condizione era quella di una settimana dopo l’Ironman Francoforte (di cui avevo scritto qui) e di qualche giorno di cazzeggio prima di ripartire per il prossimo, quello di Vichy del 28 agosto. E questa “sgasata” mi serviva per due motivi: fare un allenamento qualitativo difficilmente ripetibile fuori da un contesto gara e ritrovare voglia di fare fatica dopo un po’ di scarico mentale post Ironman.
Ledro è stato il punto di partenza per le prime due settimane di lavoro di preparazione al nuovo Ironman. Poi ci ho messo un altro sprint, domenica 24 a Cernobbio, strade (quasi) di casa, non si poteva mancare. Un’altra divertente e intensa prova affrontata in buona compagnia di tutti i ragazzi stranieri che “sostano” per l’estate in DDS a Settimo Milanese.
Una bella prova di team che ci ha permesso di conquistare le prime nove posizioni della classifica e a me il terzo posto, con una corsa decisamente sopra le mie aspettative. Il percorso run era impegnativo e viste le ore di allenamento del sabato (quasi 5 ore circa tra nuoto, bici e corsa) mi aspettavo di non essere molto brillante, invece ho corso benino.
Dicevo della complessità… le gare sprint ti riportano in una dimensione diversa, tutto più veloce e intenso. Mantengono l’abitudine a essere pronti a reagire immediatamente ad ogni evento della gara. Riportano la brillantezza nelle gambe, dispersa nei lunghi e pesanti allenamenti da Ironman. Danno fiducia, perchè ti accorgi di essere ancora in grado di raggiungere velocità e intensità che pensi di aver lasciato per strada durante una di quelle uscite da 5 o 6 ore di bici (o da 2 ore di corsa). E sono un ottimo allenamento di qualità che difficilmente potresti ripetere seguendo una tabella.
Che poi… chi l’ha detto che per fare un Ironman devi fare solo tanto volume? Io no.