Mi è sempre piaciuto provare ad immaginare come fosse un determinato luogo in cui mi trovavo. Così ho pensato che, prima dell’Ironman Italy, delle feste al Papeete Beach e al Pineta, del beach volley al Fantini Club, delle colonie estive e delle centinaia di ore sotto al sole, Cervia fosse anche altro. Lo si capisce girando la città e il suo centro. E’ evidente soprattutto perché lì ci sono le saline, che da secoli caratterizzano la località cervese e che ne hanno segnato inevitabilmente l’evoluzione.
Cervia in passato si chiamava Ficocle. Che nome strano. Le saline hanno caratterizzato la storia di questa cittadina che sulla pagina Wikipedia inglese è evidenziata come “Heavily influenced by the presence of sports, art, and cuisine. This contributed to Cervia being selected as Italy’s first city to host an IRONMAN Triathlon, giving southern Europe access to the world’s most elite athletic event, drawing world-class athletes from all over the world and showcasing Cervia’s premiere status as a global competitive venue”. Insomma, anche su Wikipedia qualcuno ha voluto far notare l’evento IRONMAN tricolore, in pochi anni divenuto il più grande al mondo per numero di partecipanti e uno dei più belli (a mio avviso) del circuito.
Le saline sono state protagoniste anche in questa gara. Le attraversi in bici uscendo dalla città e le ripercorri rientrando, segnano l’inizio e la fine di 180 km prevalentemente piatti, esclusa la salita di 2 km di Bertinoro, facile solo all’apparenza. Ne parlavo durante la cena post gara organizzata da Enervit al Fantini Club, scambiando due parole con Stefan Petschnig, Managing Director di Ironman Europe, che mi confermava quanto era già nella mia testa. Le gare piatte sono dure perché rimani fermo per tanti chilometri senza cambiare posizione e con una contrazione muscolare costante. Questa cosa ti esaurisce. Quando arrivi a Bertinoro non vedi l’ora di alzarti sui pedali e cambiare un po’ quella posizione statica.
Ironman Italy 2019: l’analisi della gara
Mi è sembrato bello poter fare un’analisi della gara Ironman Italy che toccasse tante sfaccettature di questa lunga giornata. Devo dire che la notizia della muta consentita anche per noi PRO non mi ha scalfito. E’ chiaro che preferisco un nuoto “senza”, ma il sabato mattina, messo il muso fuori dalla porta dell’appartamento, mi sono accorto che la temperatura dell’aria non era di quelle “comfort”. Mi ero vestito con un pantalone lungo, una maglietta, una maglia termica a maniche lunghe e una felpa. Stavo bene. Ho incrociato diverse altre persone e notavo come molti non fanno attenzione a questi aspetti. Quando si dice “non fare cazzate prima della gara” si intende anche vestirsi adeguatamente per evitare di prendere freddo inutilmente. Quindi, uscire alle 6 del mattino in pantaloncini corti con 12°, non è la migliore delle idee.
L’acqua, effettivamente, non era fredda. Anzi, si stava bene, fuori però no. Mi ero preparato come sempre in zona cambio: controllo la bici, gonfio le ruote, sistemo le borracce, riempio la borraccia interna con i 7 liquid gel che sorseggio in gara, metto 4 mezze power sport nel porta barrette, scarpe sui pedali ed elastici. Pronti. Infine, controllo le sacche dove avevo messo anche le energie per la corsa, e mi dirigo verso la spiaggia di partenza. Corro 15′ per “attivarmi” e poi indosso la muta. Si parte. la prima parte del nuoto mi sembrava anche troppo facile. Mi sono messo subito davanti al gruppetto all’inseguimento di Wojt che era già in testa dal primo metro, come previsto.
La transizione era molto lunga e bisognava gestire bene testa e gambe per non farsi prendere dalla fretta. Salito in bici, le prime pedalate sono state difficili. Ho perso contatto dagli avversari dopo le prime curve, sentivo che le gambe non erano “operative”, ho provato a reagire ma mi mancava forza. Alle saline vedevo gli altri allontanarsi e le mie gambe un po’ spente faticavano a reagire. Sono rimasto in solitudine per molti km sempre con quella sensazione di poca efficacia ma cercando di stare “centrato” sulla gara. Non è stata la prima volta in cui mi trovavo in una situazione così.. ed è anche facile farsi prendere dallo sconforto; vedi gli altri andare, li incroci al giro di boa e stanno guadagnando secondi, le tue gambe non reagiscono e dietro non arriva nessuno. Non hai riferimenti visivi e questo non aiuta.
Verso il 50° km ho iniziato ad avere sensazioni migliori, vengo ripreso poco dopo da Matteo Fontana, così ho provato a sfruttare il suo ritmo decisamente alto tenendolo in vista e questo mi ha aiutato a reagire e ritrovare un po’ di spinta. Riguardando ora i miei parziali in bici è evidente come abbia perso molto nella prima parte con una ripresa nella seconda metà. Il secondo giro, infatti, è stato decisamente migliore anche come sensazioni. Ho ritrovato gambe e brillantezza e chiuso gli ultimi km spingendo per cercare di ridurre l’ampio gap che mi divideva dalla testa della gara.
Scendendo dalla bici mi aspettavo quasi di avere le gambe “cucinate”. Ma i primi passi sono stati positivi e, dopo aver lasciato il mio mezzo e correndo lungo la lunghissima zona cambio, ho cercato di azzerare i pensieri negativi su una frazione bici un po’ scarsa. Mi sono spesso ripetuto: “Ivan, la gara è lunga!”; questo pensiero è fondamentale in un Ironman, soprattutto se la bici è stata problematica.
I primi chilometri di corsa non sono difficili se le gambe rispondono bene. Ma è sempre meglio tenere il “freno a mano” perché, quando devi recuperare, rischi di esagerare. La prima parte del giro di corsa di Cervia è abbastanza scorrevole, per cui si riesce a mantenere un buon passo. La seconda, invece, è più lenta a causa dei continui cambi di direzione e del fondo stradale del centro. Bisogna quindi mantenere alte la concentrazione e la cadenza di passo. Correvo bene e fino alla mezza ho solo cercato di mantenere il passo senza strafare. Mi sono alimentato da subito utilizzando una piccola borraccia morbida che stringevo in mano e che conteneva l’ormai collaudato R2. A seguire gel, acqua e cola (poca perché la Ben-Cola usata ai ristori era abbastanza annacquata). Mi sono accorto che stavo correndo bene ma ho sempre cercato di mantenere il passo regolare, senza farmi prendere dall’ansia di recuperare posizioni. Sapevo che correndo forte e costante come stavo facendo, avrei sicuramente “raddrizzato” una gara non proprio perfetta fino quel momento. Sapevo anche che la gara sarebbe stata ad eliminazione, anche perché la bici molto tirata (per via della presenza di alcuni uberbiker) era prevedibile, così come lo era il crollo di molti nella frazione finale.
All’ultimo giro, Simone (Diamantini) mi dice che a poca distanza ho Buckingam e Cecca, entrambi un po’ in crisi. Non è che io fossi fresco come se mi fossi appena alzato dal letto dopo una bella dormita, però ci ho provato lo stesso a recuperare quelle due posizioni. Ho terminato al settimo posto in 8h22’46” con un pubblico davvero stupendo che ha reso ancora più bella questa gara. La mia maratona è stata la migliore che ho mai corso in un Ironman: 2h49’19” è un ottimo tempo per me. Ma la cosa che mi ha fatto terminare col sorriso è il modo in cui ho corso, senza cali e con un gesto tecnico buono. Non è stato sufficiente ad entrare nella top 5 per soli 2′ e neanche a guadagnarmi un dollaro di premio (premiavano fino al sesto), ma dopo un anno e mezzo di risultati non soddisfacenti sulla lunga distanza è stato un risultato che mi conforta.
Ironman Italy 2019: la scelta dei materiali
La scelta dei materiali in una gara come l’Ironman Italy ha avuto la sua grande importanza. Così ho pensato di fare un omaggio ai miei partner tecnici ma soprattutto a voi che mi seguite sempre con affetto.
- Body gara | Versione grafica nuova del body DAMA che uso da inizio anno
- Nuoto | Muta AquaSphere Phantom e occhialini MP Xceed con lente specchiata
- Bici | Shiv Tri con cambio Sram Etap, pedivella 170 mm, guarnitura 55-42, pacco pignoni 11-25 (forse un po’ duro sugli ultimi 300 mt di Bertinoro ma utile avere tutti i rapporti centrali nel resto), pedali Speedplay zero, catena e pulley ZeroFactory, movimento centrale ZeroFactory, ruota anteriore Roval 64mm, disco Bora TT ultra (ruota posteriore), sella fi’zi:k Mistica 5.5, scarpe Transiro R1 infinito knit, casco S-works TT (di cui ho perso visiera in transizione).
- Corsa |In molti hanno notato che correvo con le Nike VaporFly 4%; non ho uno sponsor running per il 2019, così ho scelto le scarpe che volevo. Non avevo mai usato Nike per correre, da qualche mese sto provando provato le Pegasus e le Pegasus Turbo, mentre in gara ho usato le 4% rigorosamente indossando calze
- Occhiali| Oakley flight jacket
- Cappellino (portafortuna) Swatt club vintage edition
Ironman Italy 2019: la mia strategia di alimentazione
Come spesso ricordo, anche grazie al supporto fondamentale di mia moglie Elena, in una gara come l’Ironman Italy assume un ruolo fondamentale la strategia di integrazione. Ecco la mia.
Ironman Italy 2019 | Colazione pre-gara e spuntino pre swim
La mattina presto mangio normalmente: un po’ di pane con un paio di cucchiaini di marmellata e dell’acqua dove sciolgo un po’ di Carboflow Enervit. Poco prima della partenza prendo anche un Pre Sport con caffeina. A volte, aggiungo anche un Mate Shot, sempre di Enervit, che contiene anch’esso caffeina. In questa occasione, però, non l’ho preso, assumendo solo il Pre Sport e nient’altro.
Ironman Italy 2019 | alimentazione in bici
Per quanto riguarda l’alimentazione in bici durante l’Ironman Italy, ecco cosa avevo preparato: 1 borraccia da 750 ml con una busta di R2 Recovery Drink di Enervit, 1 borraccia da 750 ml con acqua e un cucchiaino di Enervit Isodrink (sali + maltodestrine), 7 Liquid gel (3 con caffeina – 4 senza) nella borraccia interna della bici, 4 barrette Power Sport Enervit gusto lemon cream (perché sono più morbide) divise in 4 parti. Cosa ho consumato: di quanto appena descritto, non ho mangiato una parte delle barrette (in totale ne ho mangiate 3, ho preso borracce ai ristori con acqua, almeno 4 di cui 1 con iso. Il resto l’ho consumato tutto.
Ironman Italy 2019 | alimentazione in maratona
Per quanto riguarda invece l’alimentazione in maratona durante l’Ironman Italy, ecco cosa avevo preparato: 1 piccola borraccia morbida da 350 ml con R2 Recovery Drink di Enervit, 8 gel one hand da 12,5 ml (di cui 4 caffeina, sempre di Enervit) legati a coppie con un elastico. Cosa ho consumato: la borraccia l’ho sorseggiata nei primi 6-7 km, poi ho preso 6 degli 8 gel, ai ristori ho preso un gel extra perché aveva gusto diverso dai miei (è giusto allenare anche la palabilità), oltre ad acqua e cola.
I miei grazie..
Ricordate l’ultima pagina del libretto dei “vecchi” CD che conteneva i “grazie”? Mi piaceva sempre leggere quella fila di nomi che, in fondo, a me (come a tutti) dicevano poco… a volte ci trovavo il nome di un componente di qualche altro gruppo “amico” della band in questione. Ma poco altro… eppure era un bel messaggio che il diretto interessato poteva apprezzare e comprendere e che nell’era “spotify” è sparito, o quasi.
Quindi grazie a Elena, Bianca, i miei genitori, Simone Diama, la DDS, i ragazzi 7MP, il capitano Fonty, i miei amici de #lachat. I miei sponsor: Fratelli Beretta spa, fi’zi:k, Aquasphere/MP, Dorelan Reactive, Enervit e DAMA. Kalle, Jack, Miriam e Gabriele, Christian (ZeroFactory), Eric, Sara, Marco, Franz, Davide e i ragazzi del Paratriathlon, e a chi ogni tanto mi ha fatto compagnia in allenamento. A chi mi ha tifato sul percorso (tantissimi) e chi mi ha scritto messaggi a fine gara. Non mi aspettavo così tante “attenzioni” ma credo e spero di aver risposto a tutti.
Bravissimo Ivan. Complimenti per la prestazione maiuscola…e per il report coi fiocchi! Cosa volere di più? Sergio
Grazie 🙂
te lo meritavi un ritorno così! daje!
😉 grazie Stefano